lunedì 28 febbraio 2011

anche su marte...

...tifano bari! questo è il mio primo animatic in assoluto, realizzato per animazione durante le vacanze di natale.
La traccia di base è semplice: qualcuno entra in casa e vede qualcosa che lo sorprende.
Poi bussano alla porta, liu va ad aprire e...
Non vi brucio il finale. Forza bari!


domenica 27 febbraio 2011

"ingoiarsi"

Cosa avete pensato leggendo il titolo di questo post? Questo è stato il tema per un altro lavoro di grafica.
E questa è stata la mia interpretazione.


sabato 26 febbraio 2011

personaggio cerca storia

Torniamo per un momento ai disegni personali. C'è chi mi ha scritto che mancano le storie dietro ai personaggi, ma posso dire che ci sto lavorando: alcune sono gia costruite, ne pubblicherò una quando avrò pronti i disegni di tutti i personaggi. Nel frattempo, questo che ora vi presento non ha ancora una storia sua. Io sto lavorando affinchè ne abbia una: qualsiasi suggerimento satà ben accetto.


che faccia!

Ecco altri lavori per grafica. La propria faccia in formato bitmap e una scritta da modificare. personalmente mi sono divertito parecchio a fare questo lavoro, tanto che mi sono fatto prendere la mano. Quando poi dovevo decidere quale dei tre presentare in classe, ho preferito portarli tutti e tre.
In caso ve lo steste chiedendo, si, sono sempre io in foto. Solo che ho usato degli effetti balordi su 
Photo Booth.





venerdì 25 febbraio 2011

alchimie

Conoscete qualcuno in grado di trasformare una tazza in un coniglio? Uno scenziato non può farlo, ma un animatore sì. anche un animatore alle prime armi come me e come del resto tutta la mia classe, solo pochi mesi fa. Questo è la nostra prima vera animazione a disegni che ho mai fatto, anche se a dire il vero è un lavoro collettivo. Bisognava partire dal disegno di qualcun altro per arrivare al proprio, in mille modi possibili. La mia parte è quella in cui, per l'appunto, una tazza da caffè si deforma fino a diventare un coniglietto sorridente.


illustrator e dintorni

Con l'inizio delle lezioni, arrivano i primi compiti e le prime esercitazioni. Cominciamo subito con grafica computerizzata, primo lavoro in assoluto: scegliere una frase che ci piaceva e... lavorarci su! 


Avevo visto "Matrix"per la prima volta appena una settimana prima. non credo ci sia bisogno di dire altro.

mercoledì 23 febbraio 2011

lo show della vita fittizia

E' stato questo il titolo del tema che ho fatto alla fine dell'altro corso intensivo nelle prime due settimane. 
La traccia era questa: analizzare tre film tra quelli trattati in classe sul tema del rapporto tra sogno e realtà nella cinematografia. io ho scelto "che cosa sono le nuvole?" di Pierpaolo Pasolini, "the Truman show" di Peter Weir e "Nirvana" di Gabriele Salvadores (film che peraltro consiglio di vedere) e ne ho tratto un saggio di cui riporto la brutta copia. Purtroppo l'originale ce l'ha la professoressa. Buona lettura!


“Noi siamo in un Sogno dentro a un Sogno”: è questa la risposta che si può dare a chi si domanda il senso della nostra vita. O quantomeno è la risposta che nel cortometraggio di Pierpaolo Pasolini “Che cosa sono le nuvole?” la marionetta- Iago offre al burattino- Otello. Nella loro opera teatrale, infatti, Iago metterà in atto ogni sorta di menzogne, che porteranno Otello ad uccidere l’amata Desdemona, credendola una traditrice. La storia è pertanto già scritta, e le marionette non possono far altro che seguire il copione, obbedire ai fili del burattinaio. La loro vita è un “sogno”, una finzione, dove loro portano la maschera del cattivo e del geloso, e non possono vivere se non recitando. Ma è anche “un sogno dentro a un sogno”: con questa frase provocatoria Pasolini vuole forse alludere al fatto che nel mondo fuori dal teatro gli esseri umani non si comportano poi così diversamente. Vivono con una maschera sul volto, imposta dalla società, dagli altri o forse da loro stessi ed è questa maschera che determina la loro vita fittizia. Le marionette se non altro sono consapevoli del loro stato di schiavitù. La frase “noi siamo in un Sogno dentro a un Sogno” è un’amara verità. L’essere umano è costretto a fingere, a recitare, per poter continuare a stare sul palcoscenico del mondo, insieme a tutte le comparse della sua vita, altrimenti la regia dei condizionamenti sociali potrebbe arrabbiarsi. Se poi pensiamo che siamo ormai assuefatti all’era del villaggio globale, non dovremmo avere difficoltà a vedere la nostra vita come uno show in mondovisione, non molto diversa dal “The Truman show”. Truman, come viene raccontato in una pubblicità- flashback a metà del film, è protagonista inconsapevole di una serie televisiva dal vivo. Tutti i rapporti con gli altri sono dunque fittizi, sua madre, sua moglie, il suo migliore amico altri non erano se non attori che recitavano la propria parte. L’idea che nel suo mondo non ci sia nulla di reale disgusta Truman, che tenta in tutti i modi di fuggire. Ma proprio quando è a un passo dalla meta, il regista dello show gli parla, dicendogli  che fuori dal set non troverà un mondo più reale di quello costruito artificialmente.
 Magari noi non abbiamo milioni di telecamere a tenerci sotto controllo, ma chiunque incontriamo, sarà portato a classificarci in stereotipi e di conseguenza ad aspettarsi qualcosa da noi. Sentirsi osservati è una sensazione dalla quale il genere umano non riesce mai a liberarsi: è quella sensazione di essere tenuti sotto controllo che determina la quasi totalità delle nostre azioni pubbliche. Molto spesso è questo istinto congenito che permette la convivenza civile: non urliamo nel cuore della notte per non svegliare i vicini, non gettiamo carte per terra in una strada affollata da persone che conosciamo, e così via. In realtà non ha solo risvolti positivi: il mondo spettatore sa essere cinico fino all’inverosimile, e anche se a parole disprezza la violenza e le ingiustizie, ne ha bisogno per spezzare la sua monotonia. Tornando al precedente esempio, il mondo  dell’Otello non attirerebbe un pubblico solo per guardare il tenero amore tra Otello e Desdemona: lo infervora di più vedere la malvagità di Iago e il delirio di Otello, così come ha bisogno di vedere tragedie e stragi al telegiornale o di ammazzare qualcuno alla Playstation. E non è il mondo moderno ad averci educati alla violenza, non cerchiamo scuse: dalla notte dei tempi niente attirava la folla come un esecuzione capitale, una tragedia ricca di omicidi o uno spettacolo di gladiatori.
Nel film “Nirvana” Solo è un personaggio di un videogioco, costretto a sparare e ad essere sparato perché “sennò chi gioca si annoia”. Quando un virus lo contamina egli viene a conoscenza di essere in un gioco, e chiede a Jimi, il suo creatore, di cancellarlo, perche non vuole essere uno schiavo. Ma se questo mondo è così fittizio, perche non ci ribelliamo? “Perché devo ammazzare Desdemona?” chiede Otello al burattinaio, e la risposta di quest’ultimo è enigmatica: “forse perché in realtà tu vuoi ammazzare Desdemona” “forse perché a Desdemona piace essere ammazzata”. Allora è così? Non ci ribelliamo al copione imposto perché ci piace seguirlo, o piuttosto perché senza non sappiamo improvvisare? Tale risposta sembra trovare conferma nell’atteggiamento di Maria, che in “Nirvana” non vuole credere a Solo quando le spiega che è tutto un videogioco; o nel comportamento dei cacciatori di organi, che si rifiutano di ascoltare l’appello di Solo “spiazziamoli” e perseverano nei loro intenti malvagi. Ogni film si conclude con una “morte”. I burattini di Iago e Otello devono essere buttati in una discarica per vedere le “nuvole”, Truman deve uscire di scena per scoprire cos’è la realtà e Solo non ha altra scelta se non chiedere di essere cancellato.
Ma allora è tutto finto, non c’è niente di vero ne’ in noi ne’ nel mondo? Forse no, se ci limitiamo al mondo del sensibile e del razionale, ma la verità può esistere, come fa notare Iago ad Otello, solo nel profondo di noi stessi. Ma se la si esprime a parole la si riduce ad un suono stereotipato, e diventa così menzogna: meglio custodirla dentro di noi.



giovedì 17 febbraio 2011

cecità volontaria

Ecco che si comincia: corsi intensivi di due settimane, e poi subito due esami: questo è il primo.
L'argomento del corso era la "visione" e la cecità: abbiamo analizzato opere letterarie e artistiche sull'argomento, intervistato non vedenti e siamo anche stati al "dialogo nel buio", un percorso tutto da provare all'interno dell'istituto per non vedenti, nella piu completa oscurità, guidati da un cieco che, lì dentro, sembrava vederci più di noi.
L'esame consisteva in un lavoro di gruppo con presentazione sulla parte dell'argomento trattato che più aveva destato il nostro interesse. Io ho lavorato insieme ad Elia, Milos, Stefano e Giorgio, persone conosciute appena due settimane prima. Le idee si sono accavallate e fuse insieme, e alla fine abbiamo deciso di trattare, nella nostra opera, la "cecità volontaria", e cioè l'atteggiamento di indifferenza, di "non voler vedere" che il mondo ha nei confronti delle realtà scomode. infatti al centro di questa televisione sputa-notizie, su un paio di occhi dietro le sbarre, abbiamo scritto "chi è il vero cieco?" in Braille, con delle pultine da disegno.
E così ha inizio la mia vita qui alla Naba!


mercoledì 16 febbraio 2011

si ricomincia...


Da Sant'Irene a Sant'ambrogio,
 dalla Puglia alla Lombardia,
 da Altamura a Milano.
Tante, ne sono consapevole, sono le cose che mi sono lasciato alle spalle quando sono venuto a studiare qui, tante le cose che ho trovato e che mi aspettano.
Qui inizia il secondo capitolo del blog, dove posterò quanto di più interessante sono riuscito a produrre con l'aiuto e per conto della mia nuova scuola, oltre a quanto mi sono industriato a fare per conto mio, forte di nuove conoscenze e maggior maturità.
     

martedì 15 febbraio 2011

l'ora dell'addio






Salutarsi per rivedersi chissà quando.. è stato difficile dover dire addio ai fratelli scout con in quali condivido l'associazione da sei anni




queste sono le loro firme, dediche e raccomandazioni, che mi hanno accompagnato nel mio viaggio per Milano

disegni su disegni

Ve l'avevo detto che il prossimo disegno sarebbe stato graficamente meglio elaborato! Questo l'ho fatto nel 2009, prima sul banco di scuola, poi ricopiato sul mio taccuino, poi ripassato su Illustrator, solo alla fine dell'anno scorso. il simbolo il alto a sinistra è la mia teg, si legge "soap", un soprannome che una volta mi diede scherzosamente un mio amico degli scout, e che ho deciso di utilizzare come firma. 



partenze

Nella vita scout arriva, intorno ai ventun anni, un momento molto particolare chiamato
 "momento della partenza":
il momento cioè in cui lo scout conclude il suo cammino nelle branche e deve decidere se accettate o meno, da persona matura e responsabile, i principi dello scoutismo e continuare la propria vita scout come adulto.
E' tradizione nel nostro gruppo fare regali ai partenti da parte di tutti.Quest'anno (per il terzo anno di fila) ho curato io questo particolare, e siccome le pigotte "antirazziali" (vedi post qui in basso) mi erano venute bene, ho pensato di farne di più piccole, ad immagine e somiglianza dei cinque partenti che ne sarebbero poi venuti in possesso. Dovrete perdonarmi le fotografie orribili, ma le ho dovute fare col telefonino, in mancanza di altro. Ho comunque provato ad aggiustare i colori e a metterle in bella mostra su photoshop, ora che c'e l'ho... ditemi che ne pensate.


domenica 13 febbraio 2011

multicolour Xmas

 Tormiamo a noi. Natale 2009: la lega Nord propone l'assurda iniziativa del "bianco natale". Contenporaneamente una mia carissima amica mi chiede per natale un peluche da mettere dietro al lunotto dell'auto. Nasce in me l'idea di realizzare un lavoro a tema, che possa mandare un messaggio contro il razzismo a tutti coloro che si sarebbero tovati ad osservate il retro di quella macchina: un girotondo di pigotte di tutte le etnie. Così ho cominciato a progettare sagome e ritagliare stoffa e... questo è stato il risultato, anche se devo dire che buona parte del merito va a mia nonna, ai suoi consigli e alla sua macchina da cucire!









inviti su inviti


Ancora un post riservato alla mia cara sorella Alessandra: questi sono gli inviti definitivi.



sabato 12 febbraio 2011

solo per alessandra

Interrompo la narrazione tenuta nel blog con questo post: è destinato unicamente a te, Alessandra, per i tuoi 18 anni. Questi sono i progetti per gli inviti, quelli di cui avevamo parlato. Scrivi un commento e fammi sapere se va bene. Ho lasciato lo spazio per data e luogo.